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Giovedì 1 Agosto 2024

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Estate

L’estate salentina, si sa, ha il profumo di passata. Calda, bollente.

Come il sole cocente dal quale si rifugge, alle 4 del mattino, per evitare le ore più calde della giornata.

Il rito inderogabile di famiglie chiamate a raduno, senza distinzione alcuna, di età o sesso.
Anche perché, il rituale prevede ruoli universali assegnati da tempo: scelta, risciacquo e taglio dei pomodori alle donne, cottura ai fuochi agli uomini.
Imbottigliamento agli uomini, conservazione nelle dispense alle donne.
Uno sfrigolio di bolle e chiacchiere che accompagnano generazioni che si ritrovano, di anno in anno, a parlare e sparlare nel vano tentativo di ingannare il tempo e la fatica di una pratica tanto bella quanto dura.

Ma l’estate salentina, si sa, ha il profumo del ricordo che si conserva per sprigionarsi nelle domeniche d’inverno, allo stappare di bottiglie che portano in sé i colori della bella stagione.
E non importa il dove, se all’estremo sud o all’estremo nord: il profumo del sugo la domenica fa sempre casa.

L'estate è libertà, come i versi liberi dalla metrica che canta Raphael Gualazzi:


Quello che resta del sole te lo porto a casa
stasera ho voglia di cantare, di gridare e di abbaiare come un cane
Quello che resta da dire, lo diremo domattinastasera ho voglia di cantare, di gridare, di ballare in riva al mare

nel brano "L'estate di John Wayne"